E’ consigliabile cambiare le abitudini alimentari
La celiachia è una malattia derivante da un’intolleranza a un particolare composto presente in svariati cereali, il glutine. Questa sostanza, formata da due diverse proteine, la glutenina e la gliadina, si trova in svariati cereali di largo consumo; il più importante, e presente nella maggior parte delle diete, è il frumento, ma il glutine si ritrova anche in altri cereali quali farro, orzo, kamut e segale.
Sebbene patologie riconducibili alla celiachia siano note fin dall’antichità, l’identificazione del fattore scatenante e la ricerca di una terapia efficace hanno richiesto secoli a causa della vasta diffusione e dell’ubiquità del glutine, presente in un gran numero di alimenti e bevande. Solo verso la metà del ventesimo secolo la ricerca scientifica europea giunse alla conclusione che la malattia era provocata dal glutine.
In Italia si stima che una persona su cento sia affetta da celiachia; a causa dei sintomi spesso ingannevoli, tuttavia, non tutti i pazienti vengono correttamente diagnosticati. Il progressivo aumento della precisione delle metodiche di analisi sta comunque portando a un incremento delle diagnosi corrette.
Sintomi
La celiachia colpisce la struttura dell’intestino tenue. L’assunzione continuativa di glutine porta a uno stato infiammatorio della mucosa con progressivo appiattimento della sua superficie per distruzione dei villi (piccole estroflessioni che aumentano la superficie assorbente). Questo causa, nel lungo periodo, problemi di insufficiente assorbimento dei nutrienti.
La presenza di infiammazione è correlata allo sviluppo di particolari anticorpi; il dosaggio di questi anticorpi, tipici della malattia, può essere utile in fase diagnostica.
I sintomi della celiachia sono per la maggior parte di tipo gastrointestinale:
- crampi;
- tensione addominale;
- dissenteria;
- intolleranza al lattosio (anche in soggetti normalmente non predisposti) causata dal danneggiamento dell’intestino tenue.
A questi sintomi vanno poi associati quelli relativi al malassorbimento, tra cui i più frequenti sono:
- perdita di peso nell’adulto e rallentamento della crescita nel bambino a causa dell’insufficienza di grassi e carboidrati assunti;
- anemia da carenza di ferro e/o anemia da malassorbimento di vitamina b12 e acido folico, con conseguente spossatezza;
- diminuzione del contenuto minerale delle ossa (osteopenia) con fragilità scheletrica (osteoporosi) dovuta a carenza di calcio.
Se trascurata, la celiachia può portare a un aumento nell’incidenza di forme tumorali (adenocarcinoma e linfoma dell’intestino tenue) e all’insorgenza di ulcere nella regione intestinale del digiuno.
Diagnosi e terapia
La diagnosi della celiachia può essere insidiosa a causa della genericità dei sintomi che possono essere facilmente confusi con quelli di altre patologie, come ad esempio la sindrome dell’intestino irritabile (SII), il morbo di Crohn o alcune infezioni virali e batteriche.
Il metodo classico per l’identificazione della malattia è la gastroscopia del duodeno o del digiuno con prelievo di campioni di tessuto (biopsia). Questo esame permette di analizzare nel dettaglio la struttura del tratto di intestino selezionato e di valutare il livello del danno. Recentemente alcuni studi clinici hanno sottolineato l’affidabilità diagnostica di test meno invasivi, quali esami del sangue volti a ricercare la presenza di particolari anticorpi, come ad esempio la transglutaminasi antitissutale (tTGA), tipici della celiachia.
La celiachia è un’intolleranza e non è pertanto possibile effettuare una terapia di desensibilizzazione come invece accade per le allergie; non è quindi curabile, ma modificando radicalmente la dieta è possibile eliminarne i sintomi e tornare a un’eccellente qualità di vita: escludendo infatti tutti gli alimenti contenenti glutine si ha in tempi brevi una risoluzione dello stato infiammatorio; solo in casi particolarmente gravi (e per fortuna poco frequenti) è necessario abbinare una cura a base di cortisone e immunosoppressori per sconfiggere l’infiammazione intestinale. Anche l’eventuale intolleranza al lattosio causata dall’irritazione dell’intestino tenue si risolve dopo poche settimane di astinenza dall’assunzione di alimenti glutinosi.
I cereali “proibiti” possono essere sostituiti da altri privi di glutine come riso, mais, miglio e sorgo, oltre che altri alimenti ricchi di carboidrati come patate, quinoa e amaranto. Va tuttavia sottolineato che questo tipo di dieta dev’essere osservato per tutta la vita del paziente, poiché una sola assunzione di glutine può portare a un ripresentarsi dei sintomi, in particolare quelli gastrointestinali. Se la dieta viene invece seguita in maniera scrupolosa l’aspettativa e la qualità della vita tornano a essere paragonabili a quelle di una persona sana.
In passato poteva essere difficile mantenere un’alimentazione priva di glutine e variegata, poiché questa sostanza era presente in molte preparazioni e vi era scarsa varietà di alternative. Negli ultimi anni, tuttavia, a causa dell’aumento delle diagnosi effettuate, i prodotti senza glutine sono diventati molto più numerosi, diffusi ed economici ed è possibile trovarli sia in farmacia che nei supermercati.
A cura della dott.ssa Ester Manzini