Listeriosi e Salmonellosi in Gravidanza
L’alimentazione nella donna in gravidanza deve tener conto non solo dei fabbisogni nutritivi della mamma e del feto ma anche delle opportune norme igieniche che permettano una corretta manipolazione degli alimenti, al fine di non incorrere in tossinfezioni alimentari che, durante la gestazione, potrebbero compromettere lo sviluppo fetale e nei casi più gravi provocare nascita prematura o persino la morte intrauterina.
Le tossinfezioni alimentari sono patologie di tipo gastroenterico determinate dall’ingestione di acqua o alimenti contaminati da microrganismi o loro tossine.
La donna gravida è particolarmente esposta alle infezioni da microrganismi in quanto i cambiamenti ormonali provocano un indebolimento delle difese immunitarie, aumentando la suscettibilità alle infezioni e riducendo la capacità di risposta alle malattie infettive. Riveste pertanto particolare importanza la conoscenza dei principali rischi microbiologici legati all’alimentazione in gravidanza.
I principali microrganismi, trasmessi per contaminazione alimentare, responsabili della compromissione fetale sono:
- listeria monocytogenes;
- salmonella spp;
- toxoplasma gondii.
La listeriosi
Nelle donne gravide Listeria monocytogenes è molto pericolosa, infatti le conseguenze per il feto sono gravi e spesso fatali: la morte intrauterina è più frequente nel primo e secondo trimestre di gravidanza mentre, se l’infezione si verifica nel terzo trimestre, il neonato può nascere prematuro e gravemente malato.
La durata del periodo di incubazione della listeriosi va da 2 giorni a 6 settimane.
Listeria monocytogenes è largamente diffusa in natura infatti si ritrova nei foraggi, nelle acque di fiume, nei liquami e detriti utilizzati per la concimazione, nel suolo e nei vegetali.
Le norme igieniche da seguire per evitare la listeriosi sono le seguenti:
- astenersi dal mangiare il latte crudo cioè non pastorizzato e i suoi derivati quali, creme, latte acido, gelati, formaggi molli magri come il Brie, Camembert e la feta (la pastorizzazione uccide il microrganismo);
- evitare di mangiare carne cruda o poco cotta;
- prevenire le contaminazioni crociate tra cibi crudi e cotti durante la preparazione e la conservazione degli alimenti; in particolar modo quando si manipolano le uova, le carni crude e le verdure, in quanto sono i principali alimenti coinvolti;
- lavare molto bene le verdure;
- refrigerare gli alimenti a + 4º C.;
- sanificare attentamente i frigoriferi e le attrezzature da cucina;
- evitare la prolungata refrigerazione (non più di 3 giorni);
- controllare attentamente la data di scadenza dei prodotti.
La salmonellosi
Le salmonelle sono responsabili di diffuse e ubiquitarie patologie che sono fondamentalmente rappresentate da gastroenteriti, generalmente di modesta gravità e forme sistemiche con un decorso generalmente di maggiore gravità e che in assenza di adeguata terapia possono occasionalmente essere mortali.
La forma tipica e più grave di infezione sistemica è rappresentata dal tifo il cui agente eziologico è rappresentato dalla Salmonella typhi, può essere trasmessa al feto e può portare all’aborto o parto prematuro.
La salmonellosi si contrae attraverso il circuito oro-fecale, cioè per ingestione di acqua o alimenti contaminati da feci di individui malati o di animali.
Le salmonelle colonizzano il piccolo intestino, penetrano nell’ileo e possono estendersi fino al colon producendo reazioni infiammatorie.
I sintomi clinici della salmonellosi insorgono dopo 12-48 ore dall’ingestione di alimenti contaminati, caratterizzati da diarrea severa accompagnata da febbre, nausea, vomito, mal di testa e malessere generale; la durata del quadro clinico varia da pochi giorni a poche settimane. Nella maggior parte dei casi la malattia ha un decorso benigno e non richiede l’ospedalizzazione, ma talvolta l’infezione può aggravarsi al punto tale da rendere necessario il ricovero.
Le salmonellosi nell’uomo possono anche causare lo stato di portatore asintomatico.
Il serbatoio d’infezione è rappresentato dall’intestino dell’animale ospite (pollame, suini, animali domestici o selvatici, uccelli, insetti, rettili e uomo) e dall’acqua contaminata dai liquami o concimi.
Alimenti a rischio:
- uova crude o poco cotte e derivati a base di uova;
- latte non pastorizzato e i suoi derivati compreso il latte in polvere;
- carne e derivati;
- salse e condimenti per insalate;
- preparati per dolci, creme;
- gelato artigianale con uova crude, scegliere quelli confezionati perché utilizzano uova pastorizzate;
- frutta e verdura contaminate durante il taglio, come angurie, meloni, arance, etc.;
Le misure preventive devono partire dalla considerazione che tutti i cibi crudi di origine animale presentano elevate probabilità di contaminazione da salmonelle.
Pertanto le misure preventive includono:
- il divieto di mangiare alimenti di origine animale crudi o non sufficientemente cotti;
- la cottura dovrebbe sempre raggiungere i 74 º C. al cuore del prodotto per garantire la sicurezza igienico-sanitaria;
- evitare la ricontaminazione dei cibi cotti da parte dell’ambiente, quindi le carni cotte non destinate al consumo immediato, devono essere meticolosamente protette e raffreddate il più velocemente possibile;
- lavare bene le mani dopo la manipolazione di carni e pollame.
Consigli
In presenza dei sintomi precedentemente descritti si consiglia di consultare il proprio medico che deciderà se far eseguire un’analisi del sangue per diagnosticare un’eventuale tossinfezione ed eventualmente adottare la terapia più idonea.
Generalmente nel caso della listeriosi viene somministrata alla madre una terapia antibiotica; invece nel caso della salmonellosi si ricorrerà più probabilmente ad una terapia di reidratazione più fermenti lattici e probiotici per ripristinare le condizioni fisiologiche; nelle forme più gravi generalmente si ricorre all’ospedalizzazione e all’uso di antibiotici.
a cura della Dott.ssa Claudia Lo Magno
Biologo specialista in Microbiologia e Virologia