Il punto della situazione
L’8 Agosto 2014 l’OMS ha dichiarato lo stato di massima allerta definendo l’epidemia da Ebola Virus “Emergenza di Sanità Pubblica di Rilevanza Internazionale”. In realtà la malattia da Ebola Virus (MEV), nota come febbre emorragica virale da Ebola Virus, è stata scoperta nel 1976 causando epidemie, caratterizzate da alta letalità, in alcuni villaggi dell’Africa. Oggi se ne parla così tanto perché l’epidemia ha sconfinato i piccoli villaggi africani colpendo aree più vaste, e da ciò la paura che possa arrivare fino a noi.
Perché l’allerta?
Il virus ebola, come gli altri filovirus, è un virus di gruppo di rischio 4 ad alta contagiosità, elevata mortalità, assenza di terapia specifica e assenza di vaccini, ed è proprio l’assenza di vaccini e terapie efficaci che crea allerta ( i vaccini e le terapie sono ancora in fase sperimentale).
Chi è più a rischio
Aree
Le aree affette dal virus ebola sono:
- Guinea;
- Liberia;
- Sierra Leone.
Soggetti
Le persone più a rischio di contrarre l’infezione sono:
- operatori sanitari, perché sono a contatto con i malati e possono entrare in contatto con il sangue o altri materiali biologici inclusi i droplet, sono anche a contatto con superfici contaminate ma anche con strumenti e oggetti contaminati, inclusi i dispositivi di protezione individuale;
- familiari o altre persone a stretto contatto con persone infette;
- persone che hanno contatto diretto con i corpi dei defunti, nelle cerimonie funebri, quindi solo nei luoghi dove si praticano tali rituali;
- cacciatori nella foresta pluviale che entrano in contatto con animali trovati morti nella foresta.
Gli effettivi rischi per l’Italia
I rischi per l’Italia sono verosimilmente nulli perché, a differenza di altri Paesi Europei, non ci sono collegamenti con i Paesi affetti dal virus, l’unico collegamento aeroportuale diretto, è con la Nigeria che attualmente è libera dall’ebola, cioè non sono stati registrati casi dopo l’ultima epidemia, ed è quindi uscita fuori dai paesi endemici; inoltre possibili rotte dall’Europa in Italia sono soggette a misure di sorveglianza.
La maggiore paura della popolazione italiana è rivolta agli immigrati irregolari provenienti dalle coste africane via mare ma anche qui il rischio è nullo essendo il periodo di incubazione del virus di appena 2 giorni. I sintomi infatti si manifesterebbero durante la navigazione che peraltro dura moltissimo.
Da dove viene il virus Ebola
Il serbatoio naturale del virus Ebola è la volpe volante, chirottero che si nutre di frutta infetta dal virus e vive nelle foreste tropicali; nell’animale il virus vive senza causare sintomi, ma per l’uomo è letale, si tratta di un virus che si è adattato all’uomo e quindi di una zoonosi.
Il passaggio dal chirottero all’uomo è avvenuto a causa del consumo di queste carni da parte della popolazione delle foreste tropicali, e lo stretto contatto con questi animali perlopiù in condizioni igieniche carenti e nella povertà più assoluta.
Come si contrae
L’ebola è un virus a Rna appartenente alla famiglia dei filoviridae, il genere comprende 5 specie:
- Tai;
- Forest;
- Bundibugyo;
- Sudan;
- Reston (non è patogeno per l’uomo);
- Zaire (il più letale).
Il periodo di incubazione dal momento del contagio all’insorgenza dei primi sintomi va da 2 a 21 giorni. La morte è fulminante e sopraggiunge nello stesso periodo.
Le persone sono considerate non contagiose durante il periodo di incubazione, mentre, le secrezioni del paziente sono considerate contagiose dal momento in cui si manifestano i sintomi della malattia (febbre, astenia intensa, mialgia, cefalea, faringodinia seguita da vomito, diarrea, rash cutanei, alterata funzionalità epatorenale e in alcuni casi emorragie). La probabilità di trasmissione del virus cambia nel corso della malattia con l’evolversi delle manifestazioni cliniche.
Il livello di contagiosità del virus è in relazione all’evoluzione delle manifestazioni cliniche, cioè nelle prime fasi quando il sintomo è solo la febbre il rischio di trasmissione è basso, via via che la sintomatologia evolve verso manifestazioni emorragiche con vomito e diarrea il rischio diventa sempre più elevato, e rimane tale anche dopo che l’individuo ha avuto la morte, cioè il corpo rimane altamente contagioso.
Prospettive di contenimento dell’epidemia
La comunità scientifica di tutto il mondo è impegnata al fine di contenere il più possibile l’epidemia, sono già in atto procedure operative per la gestione di casi sospetti, probabili o confermati.
In Italia gli ospedali di riferimento per l’Ebola Virus sono il “Lazzaro Spallanzani della regione Lazio” e il “Sacco di Milano”.
Concludendo, è noto ormai che tutti gli infettivologi italiani siano d’accordo sul fatto che l’Ebola rischi di diventare una psicosi, con alta probabilità di generare un problema prima ancora della malattia stessa, inoltre gli stessi confermano che in Italia non ci sono casi di Ebola, cioè il virus non è entrato nel nostro paese.
a cura della Dott.ssa Claudia Lo Magno
Biologo specialista in Microbiologia e Virologia