Frequenti in estate o all’aria aperta ma non solo
Sebbene più frequenti all’aria aperta e nella stagione estiva, le punture d’insetto sono un’eventualità a cui siamo esposti tutto l’anno, anche all’interno delle nostre abitazioni.
Gli insetti che provocano le punture si dividono in due categorie
Insetti ematofagi
Rientrano in questa categorie zanzare, tafani e moscerini, ma anche pulci e cimici dei letti, ovvero tutti quegli insetti che si nutrono di sangue. Sono gli organismi appartenenti all’ordine dei ditteri, che differiscono tuttavia per le modalità di puntura.
Nel caso di zanzare e moscerini l’apparato boccale è modificato a formare un pungiglione, che perfora l’epidermide e aspira il sangue della preda; il prurito è causato dall’iniezione di sostanze anticoagulanti che mantengono fluido il sangue nella regione interessata dalla puntura e ne facilitano l’aspirazione.
I tafani, invece, non possiedono un pungiglione propriamente detto; le parti boccali formano una struttura più corta che lacera la pelle invece che trafiggerla; il sangue non viene quindi aspirato, ma leccato dalla ferita.
Pulci e cimici sono piccoli e più difficili da notare se non quando la puntura è già avvenuta. Le prime sono parassiti frequenti di cani, gatti e altri animali domestici e alcune specie possono infestare anche l’uomo. I loro morsi, che possono essere molto pruriginosi, spesso si localizzano nella zona del piede e della caviglia.
Le cimici dei letti (Cimex lectularius) vivono a stretto contatto con l’uomo, in mobili, lenzuola e materassi. La femmina si ciba del sangue tramite un pungiglione per poter poi deporre le uova.
Insetti che pungono per difesa
Api, vespe e calabroni non si nutrono di sangue, ma sono comunque dotati di un pungiglione posteriore collegato a sacche di veleno; quest’arma viene utilizzata per attaccare e difendersi.
Le api si nutrono dei derivati del polline; il pungiglione è utilizzato solo come estremo strumento di difesa. La sua struttura seghettata, infatti, fa sì che resti incastrato nel corpo della vittima, impedendo all’ape di liberarsi se non provocando lesioni letali per l’animale.
Al contrario, vespe e calabroni sono imenotteri predatori; il veleno viene normalmente utilizzato per cacciare e uccidere le prede. Il pungiglione è liscio e l’animale può quindi pungere più volte senza rischiare la vita.
Solo insetti?
Tra gli aracnidi, ragni e scorpioni sono predatori spesso dotati di veleno, iniettato tramite i cheliceri con un morso per i primi e tramite puntura caudale per i secondi. Nonostante il timore che incutono tuttavia è raro che siano aggressivi e, per le specie italiane, il veleno causa solo danni lievi.
Anche le zecche sono aracnidi; sono parassiti ematofagi diffusi nei boschi abitati da selvaggina (cervi e caprioli sono gli ospiti privilegiati), su cui solitamente si nutrono. Per le escursione in zone a rischio è consigliato utilizzare pantaloni lunghi e controllare con cura le zone scoperte una volta rientrati.
Cosa fare in caso di puntura
Utilizzare zanzariere, repellenti e abiti di colore chiaro può rappresentare un valido aiuto per limitare il problema; tuttavia, nel caso ciò non fosse sufficiente, le punture risultano fastidiose e spesso dolorose.
I sintomi tipici di una puntura comprendono arrossamento e gonfiore della zona interessata, seguiti da prurito e, a volte, dolore. Sono tuttavia reazioni normali dovute al veleno iniettato e non dovrebbero causare preoccupazione.
In seguito a puntura è opportuno:
- lavare la zona interessate con acqua e ammoniaca;
- dopo aver asciugato la parte, applicare una pomata antistaminica o, in caso di gonfiore persistente, idrocortisonica, dietro prescrizione medica;
- per le punture di ape, rimuovere il pungiglione con delle pinzette, badando a non spremere ulteriormente l’eventuale sacca velenifera;
- evitare di grattare la parte colpita: le piccole abrasioni possono infettarsi e il processo di guarigione allungarsi notevolmente;
- se si viene morsi da una zecca è molto probabile che l’animale resti attaccato alla cute; in questo caso è necessario rimuoverla, facendo molta attenzione a non staccarne la testa, che potrebbe rimanere infissa nella pelle. Anche in questo caso è consigliato usare delle pinzette, mentre olio, alcol o altri solventi potrebbero solo aggravare l’irritazione;
- per pulci o cimici, impiegare prodotti specifici è necessario per bonificare la zona interessata.
Complicanze
Allergie
Se presente allergia al veleno i sintomi sono più estesi e preoccupanti: orticaria (anche in parti del corpo non interessate dalla puntura), gonfiore, specialmente delle zone del volto e del cavo orale (angioedema) con conseguente rischio di soffocamento, shock anafilattico (calo di pressione arteriosa, perdita di conoscenza). In questo caso vi è immediato pericolo di morte ed è raccomandato rivolgersi immediatamente al più vicino pronto soccorso.
Anche in soggetti non allergici numerose punture possono portare a una reazione tossica pericolosa.
Trasmissione di patogeni
Gli insetti, specialmente gli ematofagi, possono essere vettori di alcune importanti patologie. Le zanzare del genere Anopheles sono note per essere il principale vettore del plasmodio della malaria, ormai debellato in Italia ma presente diversi Paesi tropicali. Se si prevede un viaggio in aree a rischio può essere utile considerare una profilassi antimalarica.
Zanzare e pappataci possono inoltre trasmettere la filariosi; i parassiti responsabili (nematodi comunemente detti “filarie”) sono scarsamente pericolosi per l’uomo ma possono essere letali per gli animali da compagnia, per cui si raccomanda adeguata prevenzione.
Il morso di una zecca può causare il morbo (o borreliosi) di Lyme, il cui primo sintomo è un arrossamento ad anello attorno all’area della puntura.
Se il decorso di una qualsiasi puntura d’insetto dovesse evolvere in maniera anomala è comunque opportuno rivolgersi al proprio medico.
A cura della dott.ssa Ester Manzini