Tra le cause, alimentazione non corretta e vita sedentaria
La malattia diabetica è determinata dall’alterazione dei livelli di glucosio nel sangue (il glucosio è il principale carburante del nostro organismo), ed è una malattia a eziologia multifattoriale, dipendente da fattori genetici e ambientali.
Il diabete mellito rappresenta una tra le malattie più frequenti nei paesi economicamente evoluti e una delle principali cause è l’alimentazione non corretta e la vita sedentaria.
E’ una malattia cronica che richiede continue cure mediche e un’attività educativa del paziente. L’educazione serve per l’autogestione della patologia affinchè si possano prevenire le complicanze acute e allo stesso tempo si possano ridurre i rischi di complicanze a lungo termine.
Esistono diverse forme diabetiche che possono essere così distinte:
- diabete mellito tipo 1 insulino-dipendente;
- diabete mellito tipo 2 non insulino- dipendente;
- ridotta tolleranza glucidica;
- diabete mellito gestazionale.
Diabete mellito di tipo I insulino – dipendente
Colpisce prevalentemente neonati e giovani, è più rara la manifestazione al di sopra dei 40 anni, e ha un picco d’incidenza intorno ai 14 anni. Questi pazienti necessitano di un trattamento insulinico per iniezione sin dall’inizio della comparsa della malattia .
I sintomi compaiono improvvisamente, con sete sfrenata, aumento della diuresi, aumento dell’appetito non accompagnato da incremento del peso bensì da una riduzione del peso corporeo.
Diabete mellito non insulino /dipendente di tipo 2
E’ tipico dell’età adulta o senile, solitamente esordisce dopo i 40 anni e il più delle volte viene diagnosticato casualmente nel corso di un’indagine di laboratorio dove si riscontra una glicemia sopra la norma.
Questa forma di diabete è solitamente associata a sovrappeso, dislipidemie e ipertensione, infatti la dieta e l’esercizio fisico rappresentano un mezzo essenziale di terapia. Con una corretta alimentazione è possibile raggiungere e successivamente mantenere, un livello glicemico soddisfacente e costante nel tempo, permettendo talora di evitare o di ridurre l’assunzione di farmaci ipoglicemizzanti.
Ridotta tolleranza glucidica
La ridotta tolleranza glucidica è considerata una forma diabetica secondaria piuttosto che un diabete vero e proprio, e potrebbe insorgere in seguito ad altre patologie o a causa di terapie mediche prolungate.
Tra le patologie che più frequentemente possono determinare l’insorgenza del diabete secondario ci sono le malattie pancreatiche, il feocromocitoma e le tiroiditi.
I farmaci che possono indurre il diabete secondario sono prevalentemente corticosteroidi, diuretici, analgesici e psicofarmaci.
Diabete mellito gestaziona (GDM)
E’ una particolare condizione di intolleranza agli zuccheri che può insorgere durante la gravidanza (in soggetti predisposti) e che generalmente scompare al termine della gravidanza. Il diabete gestazionale compare alla fine del secondo trimestre e interessa il 3% delle donne gravide. Tale patologia può presentarsi in maniera asintomatica e può indurre danni sia alla madre che al feto, per questo motivo le gravide vengono sottoposte a screening ripetuti , in quanto la diagnosi precoce della patologia è necessaria per mettere in atto terapie idonee a ridurre al minimo i rischi.
Il diabete gestazionale se non trattato si può associare a patologie fetali come: eccessivo peso alla nascita, ipoglicemia neonatale, difficoltà respiratorie, etc.
Lo screening dovrebbe essere eseguito fra la 24esima e la 28esima settimana di gestazione in donne che rispondono ad uno o più dei seguenti criteri:
- donne di età maggiore o uguale 35 anni;
- donne che hanno meno di 35 anni ma presentano una condizione di obesità;
- anamnesi familiare positiva per diabete in parenti di primo grado;
- membri di un gruppo etnico /razziale con un’alta prevalenza di diabete come Asia meridionale, Afro-americani e Medio Oriente.
L’80-90 % delle donne con diabete gestazionale riesce a controllare la glicemia con il solo intervento nutrizionale coadiuvato dall’ attività fisica, il restante 10-20% delle donne gravide ricorre al trattamento insulinico.
Analisi del sangue e range di riferimento
Sono le seguenti:
Glicemia
I valori normali di glucosio a digiuno sono da 70 a 110 mg/dl. Il glucosio penetra nelle cellule, dove viene metabolizzato per produrre energia, tramite l’insulina, che è un ormone secreto dal pancreas. Una carenza di insulina o il suo mancato meccanismo di azione provoca l’innalzamento della glicemia (iperglicemia) e quindi il diabete. In caso di iperglicemia il glucosio, superata la soglia renale, compare nelle urine come glicosuria.
Emoglobina Glicosilata (HbA1c)
Ci da indicazioni sulle oscillazioni giornaliere della glicemia nei 2-3 mesi precedenti al prelievo, ed è espressa in percentuale, i valori normali di riferimento sono compresi fra 4,0 e 6,0%. L’emoglobina è una molecola che si trova sulla superficie dei globuli rossi, il periodo di permanenza dei globuli rossi nel circolo sanguigno è di circa 120 giorni, durante questo periodo il glucosio presente nel sangue si legherà chimicamente all’emoglobina, più glucosio c’è più l’emoglobina sarà glicosilata.
Glicemia Frazionata
Consiste nel dosaggio del glucosio in determinati momenti di una giornata di un paziente diabetico; Viene generalmente richiesta per monitorare il farmaco o per valutare una possibile intolleranza glucidica. Si effettua il primo prelievo a digiuno alle 8, poi dopo la colazione verso le 12, poi dopo pranzo verso le 17 per misurare la glicemia post prandiale; in condizioni normali la glicemia post prandiale cioè dopo i pasti non dovrebbe superare i 140 mg/dl.
Curva da Carico
La curva da carico orale di glucosio (OGGT Oral Glucose Tolerance Test) viene usata in presenza di valori glicemici dubbi a digiuno (si parla di glicemia a digiuno alterata per valori glicemici di 110 a 125 mg/dl).
Insulinemia
I valori normali di insulina sono compresi tra 3-30 mcU/ml. L’insulina è un ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas endocrino e regola i livelli di glucosio nel sangue, il metabolismo dei carboidrati e dei grassi di deposito. In assenza di insulina il glucosio non può entrare nelle cellule ed i livelli di glicemia aumentano fino ad arrivare al coma diabetico che rappresenta una condizione di pericolo per la vita.
Peptide C
I valori normali di Peptide C sono compresi tra 0.9-3.8 ng/ml nel plasma e 35-190 ug/24h nelle urine. Il peptide C è una proteina rilasciata durante la trasformazione della pro-insulina in insulina nel reticolo endoplasmatico rugoso delle cellule beta del pancreas endocrino. La concentrazione ematica di Peptide C riflette la secrezione endogena di insulina, per cui se la concentrazione plasmatica di peptide C è bassa presumibilmente anche la sintesi di insulina sarà scarsa.
Microalbumineria
Si intende la presenza urinaria di albumina in concentrazioni basse ma comunque clinicamente significative.
Test Genetico Predittivo
Il test genetico permette di identificare la predisposizione al diabete di tipo 2 prima ancora che si manifesti, e consiste nell’analisi dei geni IRS1 , Near IRS1, TCF7L2 e dei polimorfismi ad esse associati.
Regole Guida per persone affette da Diabete Melillo
I pazienti diabetici dovrebbero rivolgersi al proprio medico curante o al diabetologo per il trattamento farmacologico più adeguato e seguire un’alimentazione sana e variegata, con l’obiettivo di contrastare i picchi glicemici.
Le regole generali:
- è consigliabile suddividere le calorie giornaliere in 5 pasti : colazione-spuntino-pranzo-spuntino-cena;
- preferire i glucidi a lento assorbimento intestinale con basso indice glicemico, ad esempio pasta e pane integrale, cereali integrali, legumi;
- incrementare l’apporto di cibi ricchi di fibre, soprattutto quelle idrosolubili, come frutta e verdure;
- ridurre i grassi saturi (grassi animali, burro, strutto , oli tropicali) e preferire i polinsaturi (acidi grassi omega-6 contenuto nell’olio d’oliva e omega -3 contenuti nel pesce azzurro, ma anche nelle noci e in altra frutta secca);
- utilizzare un dispositivo medico portatile dal nome Glucometro che permette di misurare la glicemia nell’arco della giornata, questo rappresenta un metodo utile per l’educazione e l’autogestione della malattia;
- svolgere regolare esercizio fisico almeno 2-3 volte alla settimana.
I consigli sopra citati non tengono conto dell’apporto calorico e del profilo metabolico di ogni singolo individuo, pertanto si consiglia il supporto del professionista.
A cura della Dott.ssa Claudia Lo Magno Biologo Nutrizionista