Classificazione, sintomi, esami e consigli
Con il termine di anemia si intende una riduzione della quantità totale di emoglobina circolante nel sangue periferico all’interno dei globuli rossi. L’emoglobina è un’importante proteina che ha il compito di trasportare ossigeno ai tessuti ed agli organi. Nella donna non gravida la concentrazione media dell’emoglobina è di 13,5 gr/dl ed il valore soglia per la definizione di anemia è 12 gr/dl, nella donna gravida i valori sono rispettivamente 12,5 gr/dl e 11 gr/dl.
Premesse
Molti studi evidenziano che numerose gestanti (dal 20 al 56%) dimostrano i segni e i sintomi dell’anemia specie nella seconda metà della gestazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di anemia sideropenica (da mancanza di ferro).
Occorre distinguere l’anemia gravidica (cioè insorta in gravidanza) da quella preesistente e poi concomitante alla gestazione.
Le due forme possono essere differenziate solo se la donna ha eseguito gli esami preliminari alla gravidanza. Ricordiamo che in gravidanza si ha una tendenza fisiologica all’abbassamento dell’emoglobina perché aumenta il volume del plasma (liquido biologico in cui sono diluiti i globuli rossi) molto più rapidamente dell’incremento dei globuli rossi prodotti dal midollo osseo. L’emodiluizione, ossia l’aumento della parte liquida rispetto a quella cellulare, è il primo fattore responsabile dell’anemia che viene già riscontrata nei primi mesi e che, entro certi limiti, viene considerata fisiologica.
In genere il rischio di anemia è maggiore nel terzo trimestre di gravidanza, tuttavia può comparire anche prima specie nelle donne già anemiche, se l’alimentazione è inadeguata, in caso di gravidanze gemellari o di gravidanze ravvicinate.
Sintomi principali
I più comuni sono: astenia (debolezza), cefalea, vertigini, dispnea (difficoltà respiratoria), tachicardia (battito accelerato), irritabilità, difficoltà nella concentrazione.
Classificazione
Anemie carenziali
- carenza marziale (mancanza di ferro);
- carenza di acido folico;
- carenza di vitamina B12;
- carenza di Vitamina C;
- carenza proteica.
Anemie tossiemiche
- Meno frequenti (2%).
Descrizione delle anemie gravidiche
Mi soffermerò solo sui primi 2 gruppi delle anemie carenziali in quanto più frequenti:
Anemia da carenza marziale
E’ la più frequente (80-90%). Insorge generalmente tra il VI e l’VIII mese di gestazione. Il ferro è un elemento fondamentale per la formazione dei globuli rossi ed in particolare dell’emoglobina.
Sappiamo che in gravidanza il fabbisogno di ferro aumenta di circa 2-3 volte sia per la produzione dei globuli rossi ed enzimi materni sia per i processi di crescita del feto. La gravidanza comporta una perdita di ferro di circa 500 mg di cui 300 mg sono ceduti al feto, 50 mg alla placenta e 200 mg vengono persi con la perdita ematica del parto. Un parziale compenso è dato dall’assenza di mestruazioni e da un aumentato assorbimento intestinale.
I principali motivi per cui in gravidanza si può instaurare una carenza di ferro sono : insufficiente ingestione di ferro alimentare, deficiente assorbimento del ferro ingerito , aumento delle richieste fetali (es. gravidanze gemellari), piccole emorragie ripetute in gravidanza come nella placenta previa, nella minaccia di aborto, etc., insufficienti riserve materne all’inizio della gravidanza, fattori infettivi persistenti (es.parassitosi intestinali).
La carenza di ferro provoca una riduzione del volume dei globuli rossi detta microcitemia cioè globuli rossi piccoli, questo dato in molti casi non è evidente a causa della concomitante carenza di folati e vitamina B12 che determina aumento del volume dei globuli rossi, così detta macrocitosi cioè globuli rossi grandi. Inoltre le donne nate nei paesi bagnati dal Mediterraneo possono essere portatrici di anemia mediterranea che è ereditaria e comporta la presenza di microciti come nella anemia da carenza di ferro.
Effettuare il test specifico (studio elettroforetico dell’emoglobina) quando c’è una carenza di ferro non serve a nulla perché ci possono essere falsi risultati per cui, prima di eseguirlo, occorre correggere la carenza di ferro.
Rischi dell’anemia sideropenica
- neonato pretermine o di basso peso;
- rischio per il neonato di carenza di ferro nei primi mesi di vita;
- necessità per la madre di trasfusioni postpartum;
- infezioni e depressione postpartum;
- in alcuni casi più gravi ritardo di crescita del neonato.
Anemia da carenza di acido folico
L’acido folico è una vitamina del gruppo B, essenziale per il globulo rosso. Durante la gestazione le richieste di acido folico aumentano di circa 10-20 volte. La carenza di acido folico fa la sua comparsa dopo la 30° settimana di gestazione ma anche nel periodo del puerperio per la madre che allatta.
Rischi dell’anemia da carenza di acido folico
- neonato pretermine o di basso peso alla nascita;
- bambino con difetti alla nascita del tubo neurale.
Gli esami
ESAMI DA EFFETTUARE PRIMA DI INIZIARE LA GRAVIDANZA
Per l’anemia:
*emocromo con formula * bilancio marziale: sideremia, ferritina, transferrina *studio elettroforetico dell’emoglobina.
ESAMI DA EFFETTUARE DURANTE LA GRAVIDANZA
Tra la 28° e la 32° settimana e fra la 33° e la 37° settimana controllo dell’emocromo, a questo si aggiungeranno, in base alla situazione clinica, altri accertamenti. I controlli potranno essere anche più ravvicinati se la situazione lo richiede.
Consigli
Il primo importante consiglio per le gravide è quello di seguire una dieta adeguata, bilanciata e, quando necessario, personalizzata.
- carne, uova, pesce, cereali, e legumi sono ricchi in ferro;
- le verdure a foglia verde e la frutta fresca contengono acido folico.
Il ferro contenuto nella carne e nel pesce è definito eme ovvero immediatamente disponibile per l’organismo che lo assume, mentre i cereali ed i vegetali contengono il ferro non eme cioè non immediatamente disponibile. Alcune sostanze della dieta come acido ascorbico (vitamina C) e acido citrico favoriscono l’assorbimento del ferro, mentre tè e caffè contengono tannini che lo limitano.
Sono utili le supplementazioni?
Il valore protettivo dell’acido folico rispetto al rischio nel nascituro di difetti del tubo neurale (spina bifida, anencefalia, encefalocele) è ampiamente dimostrato. La somministrazione di acido folico va iniziata almeno 1 mese prima del concepimento e proseguita per tutto il primo trimestre di gravidanza. La dose raccomandata è di 0,4 mg /die per le donne che non hanno mai avuto un bambino con difetti del tubo neurale e viene aumentata in quelle a rischio.
Per quanto riguarda la somministrazione di ferro alle donne in gravidanza non anemiche i dati sono contrastanti ma, in linea di massima, non se ne consiglia l’assunzione anche per i possibili effetti collaterali. La terapia con ferro andrebbe assunta a stomaco vuoto e questo può determinare disturbi gastrici che aggravano quelli già normalmente presenti.
Terapia
Va decisa dal medico curante in base alla situazione clinica.
E.L.