Mai rassegnarsi di fronte alla cura
Premetto che, data la vastità dell’argomento, mi sono soffermata sui temi di interesse comune fornendo solo dei concetti generali su quelli di competenza specialistica.
Cos’è e come agisce
Letteralmente il termine chemioterapia indica il trattamento delle malattie con agenti chimici, nel linguaggio corrente, però, è utilizzato per indicare la “cura dei tumori mediante somministrazione di farmaci tossici per il tumore” (chemioterapia antineoplastica).
Consiste nella somministrazione di farmaci detti citotossici o antiblastici che distruggono le cellule tumorali di tumori solidi ed ematologici. Vi ricordo che le cellule dei tumori si moltiplicano in modo disordinato, senza controllo, molto rapidamente e le loro principali caratteristiche sono: proliferazione incontrollata, perdita delle funzioni cellulari, invasività, capacità di metastatizzare cioè spostarsi e dare origine a nuovi tumori. L’efficacia dei farmaci antiblastici si basa sulla loro capacità di distruggere le cellule che si riproducono velocemente, prime fra tutte le cellule tumorali ed agiscono su queste nel momento in cui si suddividono impedendone la proliferazione (sono anche detti farmaci antiproliferativi). Tuttavia anche molte cellule presenti nei tessuti normali si riproducono velocemente e sono quindi bersaglio dell’azione di tali farmaci. L’azione degli antiblastici sulle cellule normali è all’origine degli effetti collaterali della chemioterapia (vedere dopo).
Può consistere nella somministrazione di un solo farmaco (monochemioterapia) o di più farmaci (polichemioterapia) in sequenza (schema) e a intervalli prestabiliti (cicli) cioè periodi di trattamento alternati a periodi di riposo. Questo sia per consentire alle cellule normali che sono state danneggiate la possibilità di ricostituirsi sia perché al momento della somministrazione dei chemioterapici non tutte le cellule maligne sono in fase di replicazione, ve ne sono alcune in riposo che pertanto sfuggono ai farmaci e potranno essere distrutte solo nei cicli successivi (se entrano in replicazione). La polichemioterapia si basa sul presupposto che più farmaci con diversi meccanismi d’azione possono dare effetti sinergici cioè operare insieme per ottenere un effetto non ottenibile se usati singolarmente, possono ritardare l’insorgenza della resistenza al singolo farmaco e possono essere utilizzati a dosaggi più bassi.
Vi ricordo ancora che spesso lo schema di chemioterapia viene chiamato con un acronimo formato dalle iniziali dei medicinali utilizzati es. CVP: ciclofosfamide, vincristina, prednisone, CMF: ciclofosfamide, methotrexate, fluorouracile.
Il tipo di chemioterapia utilizzato dipende dal tipo di tumore, dallo stadio della malattia, dalle caratteristiche istologiche del tumore e dalle caratteristiche del paziente quali: condizioni generali, età, eventuali pretrattamenti, malattie concomitanti, etc.
Per chiarire:
tipo di tumore: diverso è il trattamento di un carcinoma della mammella e di un carcinoma dello stomaco.
stadio della malattia: differente è il trattamento di un tumore all’esordio e di un tumore in stadio avanzato.
caratteristiche istologiche del tumore: ogni tumore è costituito da cellule con caratteristiche diverse, ad esempio per il polmone ci possono essere carcinomi a piccole cellule (detti microcitomi), carcinomi squamosi (originano dalle cellule che rivestono le vie respiratorie), adenocarcinomi (le cellule secernono muco).
caratteristiche del paziente: diverso è il trattamento nel paziente anziano rispetto al giovane, nel paziente debilitato o affetto da altre malattie (esempio cardiopatico o con insufficienza renale), nel paziente che ha già ricevuto precedenti trattamenti. Certamente non ultimo, questo dipende dal desiderio del paziente e dalla sua volontà.
I diversi tipi
Chemioterapia neoadiuvante: viene effettuata prima della chirurgia per ridurre le dimensioni del tumore e facilitarne la rimozione oppure quando il tumore è molto attaccato al tessuto sano per cui non è asportabile con il solo intervento. Può essere impiegata anche prima della radioterapia.
Chemioterapia adiuvante: si effettua dopo un intervento chirurgico sia a scopo precauzionale (possibile presenza di cellule neoplastiche residue) sia in rapporto allo stadio della malattia. Può essere effettuata dopo la RT.
Chemioterapia palliativa: viene effettuata sia dopo un intervento chirurgico non radicale in cui cioè la neoplasia è stata solo parzialmente asportata e quella residua potrebbe aumentare di dimensioni e creare problemi al paziente, sia indipendentemente da un intervento chirurgico, a volte non eseguibile per le dimensioni e/o le caratteristiche del tumore, per ridurre il volume tumorale e quindi i sintomi.
Chemioterapia durante la radioterapia: proposta da alcuni protocolli. Determina un aumento di tossicità.
Chemioterapia ad alte dosi: più frequentemente utilizzata nelle neoplasie ematologiche (linfomi, mieloma multiplo, etc.) è seguita dal trapianto di midollo.
Chemioterapia associata alla terapia molecolare: cioè associata a quei farmaci che agiscono selettivamente sulle cellule tumorali e per questo sono detti “farmaci intelligenti”. Occorrerebbe addentrarsi sulla terapia a bersaglio molecolare perché è un argomento di estremo interesse ma molto vasto per cui mi riservo una trattazione a parte. Vi ricordo solo che il maggior limite della chemioterapia è l’aspecificità cioè colpisce tutte le cellule che si riproducono velocemente (tumorali e normali). La terapia a bersaglio molecolare è mirata cioè la sua azione è specifica solo per il bersaglio contro cui è diretta e che è presente solo sulle cellule tumorali (es. recettore), (es. Rituximab diretto contro il recettore CD20 presente sui linfociti B ed utilizzato nella cura dei linfomi B). In questo modo essendo colpite solo le cellule tumorali gli effetti collaterali negativi sono limitati ma non assenti.
Chemioterapia associata alla terapia ormonale: utilizzata in casi molto selezionati.
I farmaci chemioterapici vengono classificati in base alla loro struttura chimica ed al loro meccanismo di azione. Non mi soffermo sull’argomento in quanto di competenza specialistica.
Vi voglio ricordare che si può verificare una resistenza alla chemioterapia (Multi-Drug Resistance) cioè un tumore che aveva risposto al trattamento ad un certo punto riprende a crescere rendendolo inefficace. Il meccanismo con cui si instaura è piuttosto complesso per cui non mi addentro.
Come si esegue
Prima di iniziare un trattamento chemioterapico è necessario che il paziente esegua:
- visita medica accurata durante la quale in particolare vengono controllati il peso e l’altezza per determinare la superficie corporea in base alla quale viene stabilita la dose dei farmaci.
- esami preliminari: ematici, cardiologici e radiografici per verificare che non ci siano controindicazioni alla terapia (gli esami possono essere diversi a seconda del tipo di farmaci impiegati). Inoltre l’oncologo deve stadiare la malattia cioè valutare le sue caratteristiche e la sua estensione in modo da approntare il trattamento più opportuno.
Durante il trattamento:
– prima di ogni seduta di chemioterapia deve essere effettuato un controllo degli esami ematici per verificare il valore dei GB (neutrofili), GR e PLT e controllare la funzionalità renale ed epatica. In base ai suddetti parametri la terapia potrà essere proseguita, interrotta o modificata.
– controllo esami strumentali (radiografici, ecografici, etc.) per verificare come il tumore risponde al trattamento e a seconda degli esiti stabilire come proseguire.
Le vie più utilizzate per la somministrazione dei chemioterapici sono:
- via endovenosa (diretta o per fleboclisi). I farmaci somministrati per via endovenosa possono essere infusi con:
* CVP (catetere venoso periferico o agocannula). Si tratta di un tubicino sottile inserito tramite un ago in una vena periferica, in genere di un braccio, che può essere mantenuto in sede alcuni giorni.
* CVC (catetere venoso centrale) è un sottile tubicino di materiale biocompatibile grazie al quale è possibile accedere al sistema venoso centrale. Il suo posizionamento rende possibile l’infusione intermittente o continua di farmaci, la somministrazione di terapie nutrizionali, emotrasfusioni, etc. Rispetto al CVP ha l’obiettivo di garantire un accesso stabile e sicuro con riduzione di complicanze infettive, trombotiche e da stravaso. Il CVC viene posizionato tramite una vena della base del collo o del torace e la sua punta si inserisce nella vena cava superiore. Può essere esterno ed in tal caso è inserito in anestesia locale in ambiente sterile senza intervento o impiantato, in tal caso viene posizionato tramite un piccolo intervento chirurgico. Si chiama PORT-A-CATH ed è un piccolo serbatoio sottocutaneo che tramite un tubicino sfocia in una vena profonda. Pungendo la pelle nel punto in cui è situato è possibile raggiungere il circolo venoso.
Un tipo particolare di CVC è il PICC (peripherally inserted central catheter) a inserzione periferica, generalmente in un braccio, che con l’aiuto di una ecoguida arriva alla vena cava superiore. Può rimanere in sede parecchi mesi.
Vi ricordo infine che esistono pompe che possono venire attaccate ai cateteri o ai port e che servono a controllare il flusso con cui il chemioterapico è somministrato.
- via intraarteriosa: cioè direttamente in un’arteria che irrora il tumore. Specie per il tumore epatico tramite l’arteria epatica. La metodica è complessa ed effettuata solo in centri specialistici.
- somministrazione orale: in compresse o capsule. È necessario che il paziente sia informato chiaramente di quante compresse prendere, in che momento, per quanto tempo, dove conservare le compresse (frigorifero o temperatura ambiente).
- somministrazione nel fluido spinale (via intratecale). Specie per alcune leucemie e tumori cerebrali.
- somministrazione in una cavità dell’organismo (chemioterapia regionale): consiste nella somministrazione del farmaco direttamente all’interno di un organo, spazio o regione dove è situato il tumore. Lo scopo è raggiungere localmente una concentrazione più elevata del farmaco rispetto a quella che si può ottenere con lo stesso composto somministrato per via generale o sistemica. Naturalmente questo tipo di trattamento si può fare solo in casi selezionati.
Esempi: chemioterapia endoperitoneale, endovescicale, intrapleurica, etc.
- somministrazione per uso topico: direttamente sulla lesione neoplastica (creme, pomate).
Consenso al trattamento
Ho già trattato in altro articolo (16/2/016) il tema del Consenso Informato a cui rimando nella lettura. Puntualizzo che nessun trattamento può essere attuato senza il consenso del paziente che prima di firmare l’apposito modulo deve aver ricevuto tutte le informazioni necessarie. Vi ricordo che esistono degli studi clinici sperimentali cioè studi che sperimentano nuove terapie per la cura dei tumori in cui i pazienti, se lo desiderano, possono essere inseriti.
Dove si effettua
- in ospedale: in regime di ricovero ordinario per i trattamenti più impegnativi (es. chemioterapia ad alte dosi, intracavitaria etc.), se c’è il rischio di reazioni indesiderate o è necessario un pretrattamento (es. idratazione) che richiede molte ore.
- in regime di Day Hospital con ricovero solo diurno da alcune ore a tutta la giornata.
- al domicilio nel caso di chemioterapia orale o di infusione continua dei farmaci.
I chemioterapici non procurano solo rischi ed effetti collaterali ai pazienti ma anche ai medici, infermieri e personale sanitario in genere. Se i farmaci antiblastici non vengono utilizzati secondo regole stabilite in piena sicurezza possono essere nocivi durante la preparazione, manipolazione e smaltimento. Le misure di prevenzione prevedono che l’esposizione professionale ai chemioterapici deve essere mantenuta entro i livelli più bassi possibili tramite: centralizzazione di strutture e attività (ci sono delle farmacie ospedaliere che hanno al proprio interno dei locali dedicati per la preparazione della chemioterapia), caratteristiche dei locali, sistemi di prevenzione ambientale (utilizzo di cappe a flusso laminare verticale), mezzi protettivi individuali (guanti sterili monouso in lattice o nitrile), camici monouso, mascherine, cuffie, occhiali protettivi, sovrascarpe, etc.), norme generali tra cui ricordo il divieto di mangiare, bere e fumare nei locali predisposti al trattamento chemioterapico, tecniche di lavoro, formazione ed informazione degli addetti. Anche gli escreti dei pazienti, specie le urine, contengono i principi attivi dei farmaci per cui devono essere trattati come rifiuti speciali ospedalieri. Per evitare la contaminazione ambientale le linee guida prevedono l’impiego di una soluzione di ipoclorito di sodio.
Ci sono degli obblighi di legge che prevedono la formazione e informazione del personale infatti la scarsa percezione del rischio da parte dei lavoratori esposti porta ad un mancato utilizzo delle misure di sicurezza.
Molto importanti sono: la sorveglianza sanitaria che ha come obiettivo la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e le linee guida.
Desidero segnalarvi un progetto, che si concluderà nel 2017, in corso presso l’Ospedale S. M. Annunziata di Firenze. Il progetto prevede un percorso in cui il paziente sarà seguito per tutto il periodo della terapia oncologica cioè dalla prescrizione della chemioterapia fino alla sua somministrazione grazie al contributo di un robot.
Effetti collaterali
Innanzitutto voglio premettere che non tutti i pazienti trattati con lo stesso tipo di chemioterapia svilupperanno gli stessi effetti collaterali perché le reazioni alla cura sono diverse da soggetto a soggetto. Molto importante è anche sapere che gli effetti collaterali non hanno nulla a che vedere con l’efficacia del trattamento, cioè in parole povere se la loro frequenza ed entità è importante ciò non significa che questa sia stata più efficace. Gli effetti collaterali dipendono dal tipo di farmaco utilizzato, dalla dose e dalla modalità di somministrazione. Parlerò successivamente delle precauzioni da intraprendere.
Come già ricordato i farmaci chemioterapici non agiscono solo sulle cellule tumorali ma danneggiano anche le cellule sane specie di quegli organi che sono più sensibili: midollo osseo, follicoli piliferi, mucosa che riveste il cavo orale, apparato digerente, organi riproduttivi. Vi ricordo che molti degli effetti collaterali della chemioterapia regrediscono con la sospensione del trattamento alcuni scompaiono molto rapidamente, altri richiedono più tempo a volte mesi o addirittura anni. In alcuni casi purtroppo i danni possono essere permanenti.
Molti effetti collaterali sono superabili grazie a farmaci dedicati come antiemetici, antidiarroici, etc. Vi elenco brevemente i principali effetti collaterali che sono naturalmente diversi a seconda dei farmaci utilizzati, non mi è però possibile approfondire l’argomento dati i numerosi farmaci in commercio.
Reazioni di ipersensibilità e allergie: come per tutti i farmaci, non prevedibili, più o meno gravi, nei casi più gravi il trattamento deve essere tempestivo.
Stanchezza (fatigue): cioè spossatezza, che in alcuni casi può arrivare ad alterare la qualità di vita dei pazienti che possono non essere più in grado di svolgere le loro normali occupazioni.
Effetti sul midollo osseo: ho già esposto in un articolo precedente (20/3/015) le funzioni del midollo osseo per cui mi limito a ricordare che rappresenta la “fabbrica” delle cellule ematiche cioè dei GB, GR e PLT. Se il midollo osseo viene danneggiato dalla terapia si avrà come conseguenza una ridotta produzione dei suddetti elementi del sangue: la riduzione dei GB (in particolare dei neutrofili) comporterà una maggiore facilità a contrarre infezioni, la diminuzione dei GR e più precisamente dell’Hb che è in essi contenuta, comporterà un’anemia con i disturbi ad essa correlati, se si riducono le PLT compariranno manifestazioni emorragiche di gravità diversa a seconda dell’entità della riduzione.
Effetti sull’apparato gastroenterico durante il trattamento chemioterapico sono piuttosto frequenti: nausea, vomito, anoressia (perdita di appetito), diarrea o stitichezza, infiammazione del cavo orale (stomatite) con a volte ulcerazioni, modificazioni del gusto cioè i cibi possono sembrare salati, amari o di gusto metallico e secchezza della bocca.
Effetti sui bulbi piliferi: con indebolimento e caduta dei capelli a volte completa(alopecia), effetto molto comune e temuto specie dalle donne. Dipende dai farmaci utilizzati e quindi i tempi della comparsa sono estremamente variabili. Possono anche essere interessati i peli delle ascelle, pube, ciglia e sopracciglia.
Effetti sui nervi con comparsa di parestesie (formicolii) alle mani e piedi.
Effetti sulla sessualità e procreazione. Le persone in età fertile che affrontano un trattamento chemioterapico devono aver presenti i seguenti problemi:
- infertilità: cioè la possibilità che la terapia provochi una sterilità irreversibile.
- rischio teratogeno: i figli dei pazienti trattati con chemioterapia possono presentare malformazioni alla nascita pertanto è necessario evitare la gravidanza durante il trattamento e per un periodo successivo (variabile a seconda del tipo di trattamento).
- amenorrea: scomparsa del ciclo mestruale durante la terapia, a volte irreversibile.
Parlerò successivamente delle precauzioni da intraprendere.
Altri effetti:
modificazioni delle unghie che possono crescere più lentamente, cambiare colore e fissurarsi, a volte possono anche scollarsi (specie con i taxani).
effetti sul sistema nervoso con ansia, irritabilità, insonnia, cefalea.
tossicità renale Specie con un farmaco chiamato cisplatino la funzionalità renale può compromettersi e si può anche arrivare all’insufficienza renale. Si possono effettuare trattamenti preventivi che consistono nell’idratazione e utilizzo di diuretici.
tossicità cardiaca Specie con l’utilizzo di antracicline, in alcuni casi si può giungere allo scompenso cardiocircolatorio. I pazienti che vengono trattati con questi farmaci devono essere controllati regolarmente sotto il profilo cardiologico (prevenzione e diagnosi precoce).
tossicità polmonare Per cui è più frequentemente in causa, ma non solo, la bleomicina. Si possono verificare polmoniti, la più frequente è quella con fibrosi. La diagnosi precoce è utile perché occorre sospendere il trattamento.
tossicità epatica Specie quando vengono impiegati methotrexate e 5 fluorouracile si può avere un’alterazione delle prove di funzionalità epatica per cui è necessario ridurre le dosi dei farmaci, rinviare o sospendere la terapia.
eritrodisestesia palmo-plantare (sindrome mano-piede) caratterizzata da dolore e alterazioni della sensibilità al palmo delle mani e dei piedi che possono divenire arrossati e gonfi.
modificazioni dell’udito, insorgenza di tumori secondari, prurito, bruciore oculare, secchezza della pelle
Voglio infine ricordare il possibile stravaso dei farmaci a livello dell’inoculo (le cause possono essere molteplici). La gravità dipende dalla sede, dal tipo di farmaco infuso, dalla concentrazione e quantità del farmaco, e specie dal tempo che intercorre fra lo stravaso e le misure terapeutiche. Non mi soffermo su queste perché possono variare a seconda del farmaco utilizzato e sono di competenza medica.
Risultati della chemioterapia
Ricordate che alcune neoplasie sono guaribili con la chemioterapia da sola o in associazione con RT e/o chirurgia, mentre per altre il trattamento può determinare un prolungamento della sopravvivenza e/o un miglioramento della qualità di vita. Si parla di remissione completa (RC) quando si ha la scomparsa della malattia cioè la guarigione, remissione parziale (RP) se il tumore ha risposto alla terapia ma permane un residuo di malattia. L’oncologo conosce bene la percentuale dei risultati positivi di un determinato trattamento chemioterapico. Questo non solo per la sua personale esperienza ma soprattutto per i risultati degli studi condotti dai diversi ricercatori nel mondo. Occorre però ricordare che i dati statistici pur essendo estremamente utili non devono essere considerati verdetti assoluti in quanto ogni paziente rappresenta un caso a sé stante.
Consigli
Mi limiterò a fornire quelli più importanti e di maggior interesse ribadendo quanto ho già sottolineato più volte cioè l’importanza di una buona comunicazione tra il personale sanitario ed il paziente. Esponete pertanto sia al vostro medico di famiglia che all’oncologo curante i vostri dubbi, le vostre incertezze, le paure insomma tutto ciò che vi crea preoccupazione e disagio. Parlate con il personale infermieristico, che è quello che vi sta più vicino specie nelle ore di terapia, e non esitate ad esporre quanto vi sta più a cuore. L’infermiere vi risponderà se possibile se no vi indirizzerà al medico.
- se svolgete attività fisica (palestra, piscina, etc.) ricordatevi che durante il trattamento non sempre tutte le attività possono essere proseguite o può rendersi necessario limitarle. Parlatene sempre con l’oncologo.
- per quanto concerne l’attività lavorativa generalmente (non sempre) è necessario sospenderla durante il trattamento chemioterapico. Nei giorni immediatamente successivi alla cura dovete valutare il vostro stato fisico: effetti collaterali dei farmaci, energie a disposizione, etc. Ricordate che sia la malattia oncologica che il suo trattamento possono comportare una condizione di disabilità temporanea o permanente con conseguenti limitazioni nella vita di tutti i giorni. Il malato oncologico può fruire di numerosi benefici tra cui quello, se è un lavoratore, di periodi di congedo e/o permessi senza perdere la retribuzione. Vi consiglio di rivolgervi al vostro medico ed all’oncologo per avere le informazioni a tal riguardo.
- alimentazione. È un problema molto importante e delicato che meriterebbe una trattazione a parte. È infatti noto che spesso i sintomi correlati alla malattia, gli effetti collaterali della chemioterapia e/o radioterapia, gli esiti degli interventi chirurgici possono alterare la capacità di alimentarsi. Durante la terapia evitate di sforzarvi a mangiare se non lo desiderate, mangiate quando avete appetito, fate pasti piccoli e frequenti ad alto potere calorico, utilizzate alimenti facili da masticare e digerire, se necessario ricorrete ad integratori alimentari, effettuate una buona idratazione ma è preferibile che beviate al di fuori dei pasti per evitare la sensazione di ripienezza gastrica. È meglio che non cuciniate personalmente e non stiate in cucina durante la preparazione dei cibi, gli odori possono stimolare nausea e vomito. Evitate di assumere alimenti crudi come frutta, verdura, carne per il rischio di infezioni.
- se avete nausea e/o vomito, disturbi molto frequenti durante la chemioterapia e che, a volte, possono dipendere dal vostro stato psichico ed emozionale informate subito l’oncologo. Esistono infatti farmaci detti antiemetici che si possono assumere prima, durante e dopo la terapia (al domicilio) che riducono o aboliscono completamente i disturbi.
- in caso di stomatite (infiammazione della mucosa della bocca) o di ulcerazioni del cavo orale è necessario che l’oncologo ne sia informato (generalmente se ne accorge nel corso dei controlli clinici) in quanto si possono verificare sovrainfezioni generalmente da funghi (miceti quindi micosi) che si evidenziano come macchie biancastre rilevate e per cui è necessario un trattamento specifico. Avrete in ogni caso molta difficoltà ad alimentarvi ed è necessario che manteniate un accurato igiene del cavo orale stando attenti a non utilizzare dentifrici abrasivi e colluttori liquidi che spesso contengono alcool. Sono molto utili gli sciacqui del cavo orale con bicarbonato di sodio o acqua ossigenata ben diluiti. L’oncologo vi prescriverà nei casi più gravi terapie mediche idonee quali antimicotici, analgesici e antiinfiammatori anche per via topica (cioè applicati direttamente sulle lesioni). Se avete delle protesi dentarie vi consiglio di rimuoverle e di pulirle molto bene evitando nei casi più gravi di utilizzarle per qualche giorno. Curate molto l’alimentazione evitando gli alcolici, gli agrumi, i cibi molto acidi e speziati, quelli piccanti o particolarmente duri. Vi consiglio di consumare alimenti morbidi a temperatura ambiente come frullati, creme, gelatina, yogurt, purea di patate, etc. Nel caso ci siano ulcerazioni che impediscono l’alimentazione usate su indicazione medica anestetici locali subito prima dei pasti.
- in caso di diarrea (3 o più scariche al giorno di feci non formate o liquide) informatene subito l’oncologo in quanto essa può essere provocata da alcuni chemioterapici ma anche da infezioni intestinali, problemi psichici, etc. In ogni caso riducete il consumo di fibre e cercate di bere molto per reintegrare i liquidi persi, alimentatevi con cibi leggeri ed assumete fermenti lattici.
- in caso di stitichezza non assumete purganti di vostra iniziativa ed informate subito l’oncologo. Ricordate che alcuni antidolorifici possono causare questo problema.
- ho già affrontato precedentemente il problema della sessualità vorrei però aggiungere qualche considerazione. Non preoccupatevi se durante il trattamento notate un calo del desiderio sessuale, può succedere che avvenga ma il problema si risolve completamente al termine della cura. È necessario che le coppie in età fertile mettano in atto durante la chemioterapia e per un periodo successivo (ve lo indicherà l’oncologo) metodi di contraccezione efficaci (i motivi ve li ho già esposti). Occorre anche considerare, in base ai desideri personali, la necessità di raccogliere e congelare lo sperma o gli ovociti (ci sono Banche apposite). Se foste in gravidanza al momento della diagnosi di tumore è strettamente necessario che discutiate con l’oncologo i vantaggi e svantaggi della prosecuzione della stessa.
- durante il trattamento chemioterapico non bisogna effettuare vaccinazioni con vaccini a base di virus o batteri vivi attenuati. Altri vaccini sono somministrabili ma è opportuno chiedere sempre prima il parere dell’oncologo.
- cure odontoiatriche. È necessario che comunichiate sempre al dentista che state effettuando una chemioterapia. Non ci sono controindicazioni assolute per le cure così dette “conservative” che cioè non richiedono incisioni. Le cure “ricostruttive” invece vanno effettuate molti mesi dopo il termine del trattamento in quanto ci possono essere alterazioni della mucosa gengivale. In caso di interventi “invasivi” urgenti occorre che l’odontoiatra contatti l’oncologo curante per le precauzioni da seguire.
- durante il trattamento chemioterapico evitate di frequentare luoghi affollati e/o persone con sintomi di malattie infettive per il rischio di contagio.
- se assumete farmaci per altre malattie informate l’oncologo perché ci possono essere interferenze con i chemioterapici. Anche i prodotti così detti “naturali” possono interferire con il trattamento (es. il pompelmo).
- per il “problema capelli”, di cui ho scritto prima, vi consiglio di tagliarli corti prima di iniziare la chemioterapia e comprarvi una parrucca che vi soddisfi. L’utilizzo delle così dette “cuffie raffreddanti” il cuoio capelluto riduce il fenomeno ma non lo elimina. Naturalmente a seconda dei chemioterapici utilizzati, del dosaggio e della vostra sensibilità l’entità della caduta dei capelli sarà diversa ed in certi casi anche assente. Evitate comunque, anche se non c’è caduta, di utilizzare tinture, fare la permanente e lavare i capelli troppo spesso. Ricordate che i capelli ricresceranno a volte anche più belli e folti al termine della chemioterapia.
- ho accennato precedentemente agli effetti collaterali della chemioterapia sul midollo con compromissione degli elementi del sangue cioè dei globuli bianchi (GB), globuli rossi (GR) e piastrine (PLT). Nel caso di marcata riduzione dei GB (in particolare dei neutrofili) dovete sapere che esistono farmaci detti “fattori di crescita”, che vi prescriverà l’oncologo, che stimolano il midollo a produrre i GB. Questi farmaci possono provocare per alcuni giorni dolori ossei e articolari e a volte anche febbre. Se sono ridotti i GB (neutrofili) state attenti al rischio infettivo. Curate l’igiene della persona, usate una mascherina se andate nei luoghi affollati (meglio evitarli) e state lontani dalle persone che possono infettarvi. Se compare febbre rivolgetevi subito all’oncologo. Nel caso di riduzione dei GR e quindi di anemia esiste un “fattore di crescita” detto eritropoietina che stimola il midollo a produrli o nei casi più gravi e urgenti può essere necessario ricorrere a trasfusioni di sangue. Se si riducono i GR (anemia) evitate di stancarvi e riposate molto. Ci sono delle cautele che dovete seguire nel caso di riduzione delle PLT: state attenti a maneggiare oggetti appuntiti e/o taglienti (rischio emorragico), radetevi con il rasoio elettrico, evitate i traumi, evitate di assumere farmaci di cui non conoscete l’effetto sulla coagulazione (es. aspirina) e che potrebbero peggiorare la situazione.
- in caso di parestesie (formicolii) agli arti ricordatevi che alcuni farmaci chemioterapici quali: taxani, derivati del platino e vincristina ne sono la causa. Vi consiglio in questi casi di proteggere le estremità dal freddo e ricordate che purtroppo tali sintomi possono durare a lungo anche dopo la fine del trattamento ed in alcuni casi possono essere irreversibili.
- vi sconsiglio di ricorrere ai così detti “rimedi naturali” che spesso sono consigliati da persone non competenti. Queste pratiche di automedicazione sono assai diffuse, ma come ho già ricordato prima anche i prodotti naturali possono interagire con i chemioterapici e /o risultare tossici. Non mi posso soffermare su questo interessante tema perché lungo e complesso.
- ricordatevi che alcuni chemioterapici aumentano la sensibilità cutanea ai raggi ultravioletti quindi se dovete esporvi al sole chiedete all’oncologo se ci sono cautele da seguire.
Dottoressa E. L.
Molti studi stanno cercando di mettere a punto test predittivi per prevedere un po’ piu precisamente quali pazienti potranno trarre beneficio dalla chemioterapia e quali no, risparmiando inutili effetti collaterali a chi non ne avrebbe alcun vantaggio. Un’altra novita riguarda la cosiddetta cronoterapia ovvero l’effetto del momento di somministrazione sulle terapie. Un articolo pubblicato nel 2017 su